PRINCIPE DI TRICASE

La famiglia comitale dei Guidi fu una delle maggiori casate feudali toscane del Medioevo. 

Il capostipite della casata é Tegrimo I, (+ 930c.), Conte di Modigliana nel 925, probabilmente figlio di un Theudelgrimus (figlio di un Grimaldus) residente a Pistoia già nel 887. 

Con il Conte Guido I (+ 963c.), figlio di Tegrimo I, inizia la dinastia dei Conti Guidi. 

Dei Conti Guidi é celebre la serie dei “Guido Guerra”, (dice il Boccaccio, Guido Guerra ebbe nome; il soprannome di questo Guido si crede venisse da un desiderio innato d' arme...).

Il Conte Guido Guerra I (Guido V), (+ 1124), frequentava la corte della contessa Matilde di Canossa in Firenze, e la seguì a Lucca ed in Lombardia, nel suo castello di Brescello, dove ne fu addirittura dichiarato figlio adottivo nel 1099 prendendo il titolo di Marchese.

Nel 1164 il Conte Guido Guerra II (Guido VI), (+ 1157), ottiene, dall'imperatore Federico I Barbarossa, un diploma con la confema del titolo di comes Tusciae, la protezione imperiale per sé e per tutti i suoi beni, la concessione delle regalia e dei dirittti giuridizionali su tutte le sue terre che si estendono dalla Romagna alla Toscana. 

Nel 1217, alla morte del Conte Guido Guerra III (Guido VII), i suoi 5 figli, Guido Guerra IV, Ruggiero, Marcovaldo, Aghinolfo e Tegrimo VI, ottengono dall’imperatore Federico II, un celebre diploma di conferma, con un elenco di circa 200 feudi. 

Gli stemmi antichi erano semplici, utilizzando spesso solamente una coppia di colori. Molti nobili toscani adottarono la bicromia e tra questi i Conti Guidi, il cui stemma é inquartato in croce di Sant’Andrea.

Morto Ruggiero senza eredi, gli altri quattro fratelli, mediante una nuova divisione di beni, diventano capi di altrettante diramazioni della stessa famiglia. Il grande dominio dei Conti Guidi viene allora diviso in quattro piccole signorie, destinate ad una lenta ma progressiva decadenza sotto il continuo incalzare dei Comuni di Firenze e di Pistoia. 

Il conte Guido Guerra IV costituisce il ramo dei Conti di Modigliana e di Poppi/Battifolle, il conte Marcovaldo dà vita al ramo dei Conti di Dovadola, il conte Aghinolfo a quello dei Conti di Romena, e Tegrimo VI a quello dei Conti di Porciano. 

Ogni ramo, pur conservando la partizione originale dello stemma, adotta una bicromia particolare.

Motto : “Chi ha la bona fama et poi la perde, racquistare la puo’ ma non si verde”.

Tra i discendenti di Tegrimo VI, Conte di Porciano, (+ 1234c.), figurano Guido Zeffiro, Co di Val d’Ambra, (+ 1348c.) ed il figlio Giovanni, (+ 1363), che perdono tutti i loro beni nel 1336, a beneficio della Repubblica di Firenze. 

Il figlio di Giovanni, Pietro, si trasferisce a Siena, perdendo il rango nobile e dovendo assumere un cognome per essere annoverato tra i cittadini senesi e avere accesso agli incarichi pubblici. In vari documenti questo Pietro usa diversi cognomi : Guerra, Guerrae, de Guerris, Guerri.

La bicromia bianco-verde dello stemma é conservata ma la partizione é tipicamente ghibellina (sbarra d’argento in campo verde). 

I Guerri, il cui cognome é ormai definitivo, ottengono l’iscrizione al patriziato di Siena per le alte cariche pubbliche ricoperte da alcuni suoi membri. Ma la famiglia, pur mantenendo il rango nobile, decade progressivamente.

Nello stemma sono aggiunte 6 stelle d’oro, simbolo di nobiltà frequentemente usato nel XVI secolo.

Motto : “Dalla guerra alla pace”.

Originari di Padova (1200) dove sono detti “da Rio”, si trasferiscono a Treviso verso il 1300. Assumono il nome dall’Oro dall’arte orafa che praticavano. 

Annoverati tra i nobili di Treviso, ebbero Gonfalonieri di Giustizia e Capitani del Popolo in Bologna nel XV secolo.

La famiglia si estingue con Dejanira dall’Oro, (1835-1900).

Motto : “Nihil ab auro potest qui aeternum non est”.

Il nobile Pietro Giovanni Guerri, (1819-1880), ufficiale presso la Corte Granducale di Toscana, aggiunge al proprio cognome quello della moglie Dejanira, (1835-1900), quale ultima discendente dei dall’Oro.

Lo stemma é inquartato, 1° e 4° Guerri, 2° e 3° dall’Oro.

Stefano II Gallone, (1601-1662), ottiene il titolo di Principe di Tricase nel 1651.

Giuseppe Gerardo Gallone, 6° Principe di Tricase, (1766-1806), sposa Emanuela Pignatelli, erede dei Principati di Moliterno e di Marsiconovo, (1775-1818).

La famiglia si estingue con Maria Bianca Gallone, 10° Principessa di Tricase e 7° Principessa di Moliterno, (1895-1982). 

Motto : « Nunc et semper ».

Per il provvedimento nobiliare di Re Umberto II, il 19 novembre 1967, é stato concesso  il titolo di Conte (mpr.) ad Aldo Guerri dall’Oro, (1913-2004), e di Contessa a sua moglie, Simonetta della Posta dei Duchi di Civitella Alfedena, (1916-1987).  

Simonetta della Posta dei Duchi di Civitella Alfedena (1916-1987), figlia unica di Augusto III della Posta, Duca di Civitella Alfedena, e di Maria Bianca Gallone, ultima Principessa di Tricase e di Moliterno, ottiene, con Decreto del 21 gennaio 1999 del Ministro di Grazia e di Giustizia della Repubblica Italiana, l’aggiunta del cognome Gallone di Tricase e di Moliterno per i suoi figli. 

La famiglia é attualmente rappresentata dal Conte Simon Guerri dall’Oro Gallone, 12° Principe di Tricase e 9° Principe di Moliterno, (1985).

Il «Regio Assenso» non é necessario, né richiesto, nel caso della semplice trasmissione del titolo, quando esso fosse divenuto onorifico, senza legame con un bene feudale.  Tale trasmissione dei titoli costituisce un «diritto perfetto», che non necessita di nessuna conferma. La sua legittimità poggia sulla normale successione ereditaria, generalmente per linea maschile ma nel Regno di Napoli anche per linea femminile (secondo la «Successione Femminile Napoletana»). 

Lo stemma é quello dei Guerri dall’Oro sul quale si inserisce quello dei Gallone.